Elio Rindone ha curato, con la solita passione, la sintesi degli interventi dei relatori durante le giornate filosofiche a Santa Caterina (Sondrio).
Mi scuso personalmente con tutti voi per la pubblicazione tardiva della sintesi inviatami per tempo da Elio.
Buona lettura e alla prossima!
Santa Caterina Valfurva (Sondrio), 20-26 agosto 2016. ALLA RICERCA DI SENSO: APPROCCIO FILOSOFICO E/O RELIGIOSO
La nostra vita ha un senso? Ancora: ha senso porsi questa domanda? Possono fornire qualche risposta credibile la filosofia e la religione? E si tratta di vie di ricerca compatibili o l’una esclude l’altra? Nel seminario di quest’anno abbiamo deciso di confrontarci su questa problematica.
- Prendendo in considerazione la filosofia greca e la religione cattolica, ritengo che, se si intende il termine ‘rivelazione’ alla maniera tradizionale, come diretta comunicazione divina, allora la fede è incompatibile con la ricerca filosofica, che mette tutto in discussione e non conosce certezze già date. Se invece, come sostengono qualificati biblisti cattolici, ciò che chiamiamo ‘rivelazione’ non è che la riflessione di uomini religiosi, allora la ricerca filosofica e quella religiosa sono due vie distinte ma non incompatibili. E forse nel patrimonio di saggezza che ci viene da Atene e da Gerusalemme è ancora possibile trovare indicazioni per una vita più umana, come mostrano i casi emblematici di Socrate e di Gesù (Elio Rindone)
- Sia Socrate che Gesù non hanno scritto nulla e il loro messaggio essenziale è stato “inculturato” (ossia incastonato in una determinata “cultura”: in un contesto di simboli, miti, rappresentazioni geografiche, usi, costumi, credenze e riti religiosi…). La fedeltà miope consiste nel riproporre, in un unico blocco da ‘prendere o lasciare’, sia il messaggio essenziale che il contesto accidentale; la fedeltà intelligente consiste nell’estrarre il messaggio originario dalla cultura tramontata e nel trapiantarlo (“inculturarlo”) nelle culture che, di epoca in epoca, si vanno succedendo nella storia. Solo così il testamento spirituale-filosofico di Socrate (“Prendetevi cura della vostra essenza, siate saggi”) e il testamento spirituale-religioso di Gesù (“Prendetevi cura degli altri, siate magnanimi”) possono tramandarsi nella loro perenne attualità e rivelare la reciproca complementarietà (Augusto Cavadi)
- Troppo spesso, quando parliamo, diamo per scontato il significato delle parole che usiamo. Il primo compito della filosofia è dunque – diceva Wittgenstein – la chiarificazione dei concetti. Per esempio, la stessa parola “senso” non possiede un senso univoco; come direbbe Aristotele, essa si dice in molti sensi. Il mio intervento si è così imperniato su questa idea fondamentale: in genere noi parliamo di religione e di filosofia come se fossero fenomeni unitari; le cose però si complicano se noi consideriamo questi fenomeni nei molteplici significati che essi hanno assunto nel loro effettivo dispiegarsi nella storia. Avremo allora un coacervo di paradigmi, visioni, tensioni e istituzioni differenti, alcuni tra loro conciliabili e addirittura complementari, altri maggiormente dissonanti o addirittura contraddittori. Tuttavia, qualcuno potrebbe obiettare che filosofia e religione, malgrado la loro intrinseca varietà (celata dall’unità dei concetti), tutto sommato conservino uno spirito unitario, che in qualche modo innerva queste pratiche umane in tutta la loro interezza, rendendole così distinguibili l’una dall’altra. Colui che ritenesse che religione voglia dire essenzialmente fede, e filosofia significhi essenzialmente ragione, probabilmente tenderebbe a porre questi due termini in contrasto, considerando i due termini nel senso della tradizione illuministica. Se però ci dedichiamo a un’analisi scevra da pregiudizi, vedremo che fede e ragione sono dimensioni intimamente mescolate, agganciate, coimplicate; anzi, da alcuni punti di vista, riteniamo che svariate forme di fiducia e di abbandono siano le precondizioni logiche, epistemologiche ed esistenziali dell’esercizio della razionalità (o, più correttamente, delle razionalità). Da un lato abbiamo così ricolmato l’abisso che nel senso comune separa la dimensione del mythos da quella del logos, restituendo a ogni pratica linguistica il suo carattere imprescindibile di narrazione; dall’altro, invece, facendo riferimento ancora a Wittgenstein, abbiamo sottolineato come ogni attività umana, caratterizzata da componenti linguistiche ed extra-linguistiche in reciproca interazione, abbia la sua specifica grammatica, che viene riplasmata e ricreata in un continuo dialogo con i contesti. Sembra così sensato sostenere che, così come non si può giocare a calcio con le regole degli scacchi, non si possono confutare le religioni con i differenti approcci della filosofia o della scienza. Dopo aver cercato in tal modo di difendere nel contempo la dignità, la specificità, l’unicità, le somiglianze e la ricchezza di ciascuna pratica umana nel suo tentativo di foggiare costruzioni di senso, ho sottolineato (rifacendomi a una ricca tradizione, in particolare a Schelling e a Dewey) la funzione unificatrice delle facoltà e delle attività umane svolta dall’arte: nelle arti – e in quella strana forma d’arte che è la metafisica – la dimensione del senso non è separata dalla dimensione dei sensi, e le innumerevoli dimensioni irrazionali e razionali convivono in una sempre crescente e armonica integrazione (Giorgio Gagliano)
- La problematica del “credere e/o pensare” è stata direttamente affrontata attraverso l’esperienza del “Filosofare in una Comunità di Ricerca” previa presentazione del curricolo/movimento pedagogico-filosofico della Philosophy for Children (o Community, Cytizen, Company: acronimo “P4C”) ideato dal filosofo statunitense Matthew Lipman. Le due sessioni laboratoriali, realizzate grazie alla partecipazione attiva di tutti i partecipanti e all’uso di un testo-stimolo di un pensatore “non filosofo”, facilitate dalla scrivente nello svolgimento di un ruolo “quasi socratico”, hanno offerto la possibilità di cimentarsi nel dialogo filosofico e nell’argomentazione ispirata alle “buone ragioni”, attivando ed esercitando un “pensiero pensante”, critico, creativo ed etico-valoriale, in un contesto comunitario e democratico, multiprospettico, autocorrettivo, emancipato ed emancipante (Maria R. Lupia).

Uno dei promotori delle Vacanze filosofiche. Docente di storia e filosofia in un liceo classico di Roma, oggi in pensione, ha coltivato anche gli studi teologici, conseguendo il baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Lateranense. Per tre anni ha condotto un lavoro di ricerca sul pensiero antico e medievale in Olanda presso l’Università Cattolica di Nijmegen. Ha diverse pubblicazioni, l’ultima delle quali è il volume collettaneo Democrazia. Analisi storico-filosofica di un modello politico controverso (2016). È autore di diversi articoli e contributi su Aquinas, Rivista internazionale di filosofia, Critica liberale, Il Tetto, Libero pensiero.